Molto hanno fatto discutere le contestazioni di Dell’Utri e Schifani, segno evidente che l’aria sta cominciando a cambiare, una brezza leggera intendiamoci, ma di certo qualcosa in più rispetto all’immobilismo dei giorno precedenti, o meglio degli anni precedenti…
Quel “fuori la mafia dallo Stato” urlato al cofondatore di Forza Italia condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, non è mai apparso sulle TV nazionali e non comparirà mai, nonostante la folta schiera di telecamere e macchine fotografiche presenti per il suo discorso sulle memorie di Mussolini. Un silenzio colpevole, un silenzio meschino che tenta di affogare nel vuoto il dissenso popolare, cosciente e preoccupato per quello che il nostro Paese è diventato in questi ultimi 15 anni.
Ancora più sgomento hanno causato le parole di Fassino che in difesa del Presidente del Senato Schifani ha definito i contestatori degli “squadristi”, come se contestare in pubblico un personaggio pubblico significasse stuprare e uccidere il pensiero altrui. Parole forti che assumono maggiore significato perché vengono da un responsabile nazionale del PD, che resta il più grosso partito di opposizione in questo Paese, e che in un certo qual senso dovrebbe incentivare questi tentativi di risveglio critico e non bollarli come squadrismo.
Sulla questione si è pronunciato anche il Presidente della Repubblica che ritiene queste manifestazioni “un segno dell’allarmante degenerazione che caratterizza i comportamenti di gruppi sia pur minoritari, incapaci di rispettare il principio del libero e democratico confronto”.
Piovono le condanne ma, pare che nessuno si sia chiesto perché avvengano episodi del genere…